Il gap tra uomini e donne resta molto ampio ed è causato da molteplici fattori interdipendenti gli uni dagli altri. È quindi necessario intervenire su tutte le cause così da agire su una situazione complessa e provocare un vero e proprio cambiamento.
In un articolo , la Repubblica ha cercato di individuare i principali nodi che contribuiscono alla disparità di genere in ambito economico e lavorativo.
🔵 In primo luogo vi è la questione della retribuzione: in media una donna viene retribuita meno dei suoi colleghi uomini, a parità di competenze e mansioni. Nello specifico, la differenza si attesta sull’11% e sale al 13% se parliamo di ruoli dirigenziali. In termini numerici, a livello annuale la differenza di quanto percepito è di 7.922 euro.
🔵Un ulteriore nodo è rappresentato dalla precarietà. Sono le lavoratrici, infatti, a ricoprire più frequentemente lavori differenti dal classico full time indeterminato (part time, determinato, lavoro in nero). In particolare, circa il 49% delle lavoratrici ha contratti part time (contro il 26% degli uomini) e nel 60% dei casi si tratta di situazioni involontarie, in quanto preferirebbero ricoprire un tempo pieno.
🔵Per le donne è sempre più difficile conciliare il lavoro con la maternità. Considerando i dati relativi ai genitori dimissionari del 2022, il 73% sono donne e il 63% di loro ha preso la decisione proprio per quest’ultima motivazione. Una percentuale elevatissima se si considera che i padri che lasciano il lavoro per lo stesso motivo sono il 7%.
In aggiunta, vi è anche il fatto che nella maggior parte dei casi spetta alle donne occuparsi del lavoro di cura di casa e famiglia.
🔵Tutti questi fattori, sostenuti e alimentati da stereotipi, pesano sulla vita delle donne anche durante la pensione. È stato calcolato, infatti, che il gap tra uomini e donne durante la pensione si attesta sul 36% circa.
Siamo quindi ancora ben lontani dal poter celebrare, in questa giornata, il raggiungimento di un’uguaglianza dal punto di vista economico e professionale.